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GIOIELLI
La filigrana è ancora oggi la tecnica decisamente più impiegata nell'oreficeria sarda ed è quella che conferisce un preciso carattere identitario alle produzioni locali, grazie soprattutto all'altissimo virtuosismo raggiunto dagli artigiani nel suo impiego. A questa si sono nel tempo aggiunte nuove tecniche e nuove sperimentazioni, con esiti di grande suggestione e interesse. Esperienze e percorsi che pur ripercorrendo con rinnovato interesse gli esiti della grande tradizione orafa isolana, si aprono ad audaci e interessanti contaminazioni, seguendo istanze vicine al più moderno design. Un patrimonio locale, un valore aggiunto, che accostato alla ricerca di forme nuove, pur ricche del ricordo della tradizione, ha condotto gli artigiani a realizzare delle collezioni assolutamente moderne, arricchendo di nuova linfa un patrimonio di conoscenza e manualità. (Credits: SardegnaArtigianato)

Orecchini
Che in Sardegna l'orecchino fosse nel passato gioiello di larghissima diffusione è ampiamente documentato oltre che dalle raccolte di ex voto anche dai documenti d'archivio a partire dal Seicento. La tipologia è assai vasta ed il gioiello è presente in numerose fogge e varianti. Molto diffuso è il modello a cerchio in filo d'argento o d'oro, spesso con figura zoomorfa iscritta all'interno. Nel Logudoro gli orecchini più diffusi sono del tipo a cerchio con corpo principale con cammeo di corallo rosso (sa cara) e pendente di corallo a goccia o manufica (sa fica); erano di norma dono di fidanzamento ma spesso le ragazze li possedevano sin da piccole.

Collane
In Sardegna la collana è fra i preziosi più importanti dell'intero corredo di gioielli connesso con l'abbigliamento femminile festivo. Il tipo più diffuso è quello con vaghi infilati su cordoncino. Particolarmente frequente in alcuni centri del Logudoro è la collana di corallo rosso con vaghi a barilotto, sia lisci sia sfaccettati, di diametro decrescente a partire dalla parte mediana verso le estremità. Di forma ovale, vagamente a goccia, a giglio stilizzato, completamente in lamina d'oro stampata, è invece il pendente (medaglione) portato al collo dalle donne di numerosissimi centri soprattutto del Logudoro.

Amuleti
Gli amuleti della Sardegna rimandano a tradizioni religiose e a conoscenze mediche, agrarie, mineralogiche, naturalistiche ampiamente diffuse e tuttora parte rilevante del complesso dei saperi popolari dell'isola. L'analisi degli amuleti rivela un mondo di uomini e donne che conoscono e sono vicini al complesso dell'universo, agli elementi naturali, al mondo vegetale e minerale. Essi parlano e un po' contrattano con la natura, non si sentono di dominarla ma se ne considerano parte - e neppure la più forte - e ne invocano l'aiuto. La Natura, della quale si riconosce la grandezza, che offre rimedi e risposte alla debolezza dell'uomo di fronte alle difficili prove del vivere, viene allora associato al complesso della religiosità cristiana. Gli oggetti sardi connessi a pratiche e aspettative magico-protettive sono per la maggior parte assimilabili ai gioielli, per la presenza di materiali preziosi (argento, corallo, e, in quantità molto ridotta, oro), associati a materiali organici e inorganici quali pietre fossili, ambra, giavazzo, conchiglie, denti, legno, tessuti. La più ampia raccolta di amuleti della Sardegna è conservata nel Museo della vita e delle Tradizioni popolari di Nuoro. Altre importanti raccolte sono nel Museo nazionale "G. A. Sanna" di Sassari, nel Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma, nella Collezione Giuseppe Bellucci al Museo archeologico nazionale di Perugina, nella Collezione "Luigi Cocco" della Regione Autonoma della Sardegna, Cagliari. (Credits: Sardegna Cultura)

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